L’importanza delle api per l’ecosistema e l’agricoltura.
Il declino delle popolazioni di Apis mellifera, registrato negli ultimi decenni, soprattutto nei paesi del nord America e dell’Europa occidentale, ha richiamato l’attenzione della comunità scientifica che ha definito come le principali minacce per il benessere e la sopravvivenza delle api da miele siano rappresentate prevalentemente dai cambiamenti climatici, dalla riduzione degli habitat e dall’uso dei pesticidi usati in agricoltura.
Cambiamenti climatici e impatto sul ciclo vitale delle api
I cambiamenti climatici agiscono sugli insetti in vari modi uno fra i più significativi sono le fioriture anticipate, soprattutto nelle zone mediterranee a causa delle elevate temperature invernali. Questo fenomeno causa uno sfasamento nella fenologia insetto impollinatore pianta riducendone la capacità di raccolta del nettare e del polline. Sempre a causa dei cambiamenti climatici spesso assistiamo ad episodi di abbassamento delle temperature alla fine dell’inverno inizio primavera con conseguenze sulla salute delle api soprattutto in un periodo delicato in cui gli sciami, uscendo dall’inverno, hanno necessità di nutrimento per rafforzare l’arnia.
L’alveare e la sopravvivenza delle api: l’influenza della riduzione degli habitat
La riduzione degli habitat e delle risorse disponibili, sono causate dall’intensificazione delle monocolture che producono su larga scala soltanto alcune tipologie di colture e da paesaggi agricoli sempre più semplificati e frammentati, rappresentando una minaccia per la nidificazione di molti insetti impollinatori selvatici come i bombi, fondamentali per molte colture orticole e per la sopravvivenza delle api da miele.
Effetti dei pesticidi sulle api: una minaccia per l’alveare
Infine i pesticidi rappresentano la principale causa di declino delle api in tutto il mondo. Le api entrano in contatto con molte classi di pesticidi, che possono trovarsi in sospensione atmosferica (l’applicazione più comune è per spray aereo) ed essere intercettati dai peli delle api, oppure per esposizione orale, poiché dopo la ricaduta i residui di queste sostanze tossiche possono restare nel polline, nel nettare, nella melata, su rami e foglie e nell’acqua. Inoltre, le api possono entrare in contatto con i pesticidi anche all’interno dell’apiario, in quanto spesso usati per il controllo dell’acaro della varroa.
Ad aggravare la situazione le api non sono esposte ad una sola di queste sostanze chimiche, in quanto nelle formulazioni commerciali sono spesso presenti più principi attivi insieme a vari co-formulanti in grado di modificarne le caratteristiche chimiche ed aumentarne gli effetti tossici sugli impollinatori. Inoltre negli agroecosistemi gli impollinatori entrano in contatto con più prodotti fitosanitari nello stesso momento. La presenza di mix di pesticidi con i quali le api, ed in generale gli impollinatori, vengono in contatto, possono provocare effetti tossicologici anche a concentrazioni di difficile rilevabilità strumentale.
Inoltre i pesticidi possono unire i loro effetti tossicologici (effetti additivi), aumentarne la potenza tossica (effetti sinergici) o ridurne la tossicità (antagonisti), rendendone difficile la quantificazione e la previsione degli effetti nocivi. Per ovviare a questo problema da ormai alcuni anni gli Ecotossicologi stanno modificando il loro approccio di studio non soltanto valutando le concentrazioni di pesticidi presenti nelle api o nelle matrici e prodotti dell’alveare ma indagando direttamente gli effetti sulla salute dell’organismo.
Lo stato di salute delle api
La determinazione dello stato di salute di un organismo impollinatore attraverso l’uso dei biomarkers permette di integrare fattori multipli a diversi livelli di organizzazione biologica e comprende varie misure che includono aspetti genetici, fisiologici, morfologici, e comportamentali. A livelli basali queste misure possono riguardare la misurazione (del corpo, della colonia e della popolazione) la produttività (tasso di foraggiamento, stoccaggio delle riserve di cibo, e output riproduttivo) e la presenza di parassiti. Oltre a questi parametri possono essere valutati altri fattori come diversità genetica e la struttura della comunità microbica.
L’approccio basato sui biomarkers è ad oggi l’approccio più innovativo e completo per valutare lo stato di salute degli impollinatori. Un approccio basato sui biomarkers applicato alle api da miele in una data regione, permette di definire la condizione di salute o di stress a cui sono sottoposte e fornire mezzi qualitativi e quantitativi per valutare lo stato nutrizionale e le risposte fisiologiche all’ambiente. Un monitoraggio integrato che includa analisi chimiche, biomarkers ed indagini ecologiche può fornire informazioni fondamentali sullo stato di salute degli impollinatori e costituire uno strumento per informare riguardo alle strategie di gestione e conservazione ed indirizzare le azioni di mitigazione finalizzate a bloccare ed invertire il trend di declino degli impollinatori.
Tommaso Campani
Ricercatore in Ecologia-Ecotossicologia Università di Siena, Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente